A Macomer nasce il comitato per la denominazione Igp “Porcetto di Sardegna”
di Carolina Bastiani
A Macomer è nato il Comitato Promotore per la nascita della IGP Porcetto di Sardegna e si è insediato ufficialmente anche il Comitato Scientifico. Il primo vede la presenza dei delegati delle principali associazioni di categoria agricole; il secondo ospita rappresentanti di diversi enti ed istituzioni, ricercatori e docenti. L’obiettivo è ottenere dalla Commissione Europea il riconoscimento della denominazione IGP e procedere alla creazione di un Consorzio. Questo dovrà occuparsi della creazione di un’unione tra allevatori, macellatori e trasformatori e organizzare la filiera di produzione. Dovrà anche fornire al mercato informazioni su fasi di allevamento e tracciabilità dei suinetti ad esso destinati. Inoltre, dovrà difendere la produzione sarda dal rischio di importazioni non controllate, salvaguardare l’origine del prodotto e assicurare l’osservanza di un disciplinare di produzione.
I vantaggi dell’IGP
Gianni Battacone, docente di suinicultura all’Uniss, spiega che la IGP ha assoluta rilevanza per il settore suinicolo regionale perché, consentendo la tutela del prodotto, apre scenari anche per iniziative commerciali che vogliano uscire dai confini regionali. “In una condizione come quella attuale – continua il Professore – con le produzioni suinicole sarde non più vincolate al solo ambito regionale, il porcetto di Sardegna, identificato con un marchio che ne garantisce l’origine, può essere il cardine su cui le nuove generazioni di allevatori possono poggiare i loro progetti d’impresa. Il fatto poi che la gestione delle scrofaie e delle nidiate di suinetti destinati alla macellazione sia una peculiarità della suinicoltura regionale sarda, questo fa pensare che si possa davvero costruire una filiera produttiva con sbocchi commerciali importanti”.
L’importanza della storia e dell’insularità
Franciscu Sedda, docente presso l’Unica, spiega che il porcetto accompagna da millenni le comunità sarde. Rappresentando da sempre una fonte di sopravvivenza: “Se guardiamo indietro ai ritrovamenti archeologici ritroviamo il porcetto, attraverso i bronzetti, nei rituali. La relazione che andrà ad integrare la domanda di riconoscimento è un supporto fondamentale a testimonianza del ruolo storico, ma anche a sottolineare l’eccellenza di questo prodotto e rafforzare la filiera produttiva”. Oltre alla cultura millenaria, però, secondo Alessandro Mazzette, Direttore del Consorzio di tutela dell’agnello IGP, è fondamentale anche l’insularità. “È necessario costruire un sistema economico che sfrutti anche il fatto che siamo un’isola. Abbiamo saputo preservare metodologie di allevamento suine particolari e uniche nel Mediterraneo”.
Bastianino Mossa, presidente della Fasi, la rete dei circoli sardi in Italia, spiega: “Gli emigrati intervengono in questo obiettivo in funzione di consumatori, di promotori, ambasciatori. […] Solo in Italia, la Fasi conta circa 30 mila iscritti, in 68 circoli presenti in 12 regioni. […] Esiste una sorta di venerazione del porcetto. E infatti tantissime sono le nostre iniziative incentrate su questo prodotto ricercato. Abbiamo, per questo, una struttura commerciale di prodotti di qualità, alla quale si rivolgono i sardi emigrati: la Sarda Tellus, con sede a Cagliari: per il porcetto IGP una solida rete commerciale su cui fare affidamento”.