I lavori all’ospedale San Francesco di Nuoro.
Mancano gli ultimi ritocchi al crono-programma dei lavori, necessari per limitare al massimo eventuali disagi e criticità. Ma sicuramente gli abitanti di Nuoro, e non solo loro, sopporteranno di buon grado alcuni sacrifici, perché nei prossimi 36 mesi il loro ospedale subirà una trasformazione radicale, tale da renderlo pressoché unico in Sardegna.
Il Project Financing, o Finanza di Progetto, croce e delizia della sanità nuorese degli ultimi decenni, si appresta a chiudere definitivamente la sua parabola: pionieristica, avvincente e, a volte, combattuta. Ad apporre il sigillo su questa importante fase storica, non solo sanitaria, per il Nuorese è il direttore generale dell’Asl 3 di Nuoro, Paolo Cannas, in queste ore impegnato freneticamente a coordinare con i professionisti dell’area tecnica aziendale gli ultimi dettagli dell’avvio dei cantieri.
La cura dettagliata del crono-programma dei lavori può apparire maniacale, ma è necessaria per poter far convivere i cantieri con le attività sanitarie che, chiaramente, proseguiranno senza interruzione. C’è consapevolezza dell’impegno atteso nei prossimi mesi, ma a prevalere è sicuramente l’entusiasmo per un’operazione che trasformerà l’ospedale San Francesco, realizzando finalmente quel sogno che aveva animato i primi nuoresi che avevano creduto in quel progetto.
D’altra parte il manager Paolo Cannas, fin dai primi incontri istituzionali dopo il suo insediamento a Nuoro, non ha mai nascosto il suo apprezzamento per il più grande ospedale del centro Sardegna. “Non esiste nella nostra Isola un ospedale con le caratteristiche e le potenzialità del San Francesco. E questo lo si vedrà ancora di più a lavori ultimati, quando a giovarne sarà innanzitutto l’offerta sanitaria, con la Medicina nucleare, i reparti completamente rinnovati e modernissimi, di cui si può già vedere l’anteprima nei locali del padiglione Dea, Cardiologia – Utic eccettera. Ma a beneficiare del restyling – prosegue Cannas – sarà anche l’aspetto apparentemente meno legato alla sanità, eppure fondamentale per realizzare finalmente quella “umanizzazione” degli ambienti ospedalieri, considerata importantissima. Mi riferisco a tutti quegli spazi finora inutilizzati, che daranno un senso anche alla hall che finora appariva spropositata: nasceranno servizi commerciali e di ristorazione, ma anche di utilità (come parrucchiere), che non si trovano in nessun altro ospedale della Sardegna, ma che tantissimi sardi hanno avuto modo di apprezzare in grandi centri ospedalieri, pubblici e privati, della penisola e d’Europa”.