I dati sulla parità di genere a Nuoro.
Il cammino verso la parità di genere nella provincia di Nuoro è ancora segnato da numerosi ostacoli. In particolare, in diversi ambiti si riscontra un significativo ritardo rispetto ad altre zone della Sardegna, anche a causa della distanza territoriale di molti paesi dai centri principali e la carenza di servizi nelle aree periferiche del Nuorese, che aumenta la percezione di isolamento delle donne.
Occupazione femminile e empowerment.
La Sardegna è tra le regioni con meno donne che lavorano. Con il 52,4%, l’Isola è sotto la media nazionale (56,5%) per l’occupazione femminile. Tuttavia, il divario di genere con gli uomini (di 15 punti inferiore) è meno marcato rispetto al dato nazionale (oltre il 20%), così come il gender pay gap (0,6 euro). Nell’Isola preoccupa il ricorso elevato al part time da parte delle donne (23,4%), dove l’Isola è seconda in Italia dopo la Sicilia.
In alcune zone della provincia di Nuoro la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro è aumentata più velocemente rispetto ad altre realtà sarde. Nel Nuorese, molti comuni del territorio presentano minori divari di genere nel mondo del lavoro, con differenze inferiori ai 7 punti percentuali rispetto all’occupazione maschile.
Nella stessa Nuoro, l’occupazione femminile nelle donne dai 25 ai 49 anni nel 2024 era del 63,1%, una delle più alte tra i comuni più popolosi. Un dato superiore rispetto alle città capoluogo nel Nord Sardegna e del Sud Sardegna, ma poco inferiore a Cagliari (63,9%). Tuttavia la presenza delle donne nel mondo del lavoro in diversi comuni è inferiore alla media europea (67%) e rispetto al Nord Italia.
Ci sono luoghi dove i numeri dell’occupazione delle donne si avvicinano sorprendentemente a città del Nord Italia, con tassi più alti rispetto ad altre zone della Sardegna, come ad esempio la Gallura. Un esempio è Fonni, dove il tasso di occupazione femminile è 70,5%. Per questioni storiche, le donne del Nuorese sono più indipendenti, istruite rispetto alle donne che nascono in altre province sarde e vogliono essere protagoniste nell’economia locale. Al contrario, le difficoltà per emergere nel mercato del lavoro si riscontra in alcune zone dell’entroterra. Ad esempio, in qualche realtà, come a Lodè solo il 49% delle donne lavorano. Inoltre, persistono ancora forti discriminazioni di genere nel territorio, soprattutto verso le donne che diventano madri.
Nel Nuorese, il protagonismo delle donne sta crescendo anche nel panorama imprenditoriale, ma con un certo ritardo rispetto ad altre province. Secondo i dati più recenti, le imprese femminili ammontano a 7.456 unità, di cui soltanto 1.056, circa il 14,2% nel settore artigiano. Questo fa della provincia Nuorese uno dei territori dove l’imprenditoria femminile è meno sviluppata.
Nel Nuorese è ancora bassa anche la partecipazione politica delle donne. Nel 1993, in occasione delle elezioni amministrative in Sardegna. Più recentemente, nel 2022, in Sardegna sono stati registrati 110 candidati sindaco, di cui solo 24 donne. Nel 2024, le elezioni regionali hanno visto l’elezione di Alessandra Todde come presidente della Regione Sardegna, la prima donna a ricoprire tale ruolo dopo 76 anni di autonomia. Tuttavia, a livello comunale, le donne rimangono sotto rappresentate.
Violenza di genere.
Il raggiungimento della parità di genere è condizionata anche dalla lotta alla violenza contro le donne e la persistenza del fenomeno. La violenza di genere è una problematica molto diffusa nel territorio, con un aumento preoccupante di casi di femminicidio, fenomeno che presto sarà punito con l’ergastolo. Gli ultimi casi risalgono al settembre 2024, quando tre donne sono state uccise dal marito-figlio-padre, in una strage in famiglia a Nuoro. In 5 anni, dal 2019 al 2024, nel Nuorese sono state uccise 5 donne.
Stando ad un’analisi dell’Istat, raccolta dal portale OpenPolis, dal 2013 al 2019 ci sono state 13,4 chiamate al 1522 (il numero antiviolenza) all’anno. Durante la pandemia erano 22, circa 26 nel 2021 e 17 nel 2022. Il decremento delle richieste di aiuto (del 34,62%) non equivale sempre a una diminuzione delle violenze. Spesso ad ostacolare le donne nella denuncia delle violenze, in particolare se avvengono tra le mura di casa, ci sono sentimenti di vergogna, di sfiducia nelle istituzioni e altri ostacoli culturali, che impongono la riservatezza su ”questioni che riguardano la famiglia”.
In Barbagia l’importanza della famiglia con le sue dinamiche legate all’onore sono ancora molto forti. Si denuncia, infatti, di più in Ogliastra rispetto alla Barbagia, dove le richieste di aiuto al numero antiviolenza sono aumentate negli ultimi anni. La pandemia, purtroppo, ha visto una escalation di violenze, con un aumento del 100% delle chiamate.
La rete dei centri antiviolenza è sviluppata a Nuoro, ad esempio, la spesa nel Comune è di 10.972 euro ogni 1.000 donne residenti nel 2020. Tuttavia, le donne che vivono nell’entroterra e nelle zone rurali vivono un isolamento elevato, poiché i comuni sono molto distanti tra loro, situazione aggravata dall’arretratezza delle infrastrutture ferroviarie e stradali. Inoltre, le istituzioni, come le forze dell’ordine, sono percepite lontane dai centri più periferici, incrementando il numero dei reati. Questi fattori, assieme alla bassa partecipazione delle donne che vivono nelle zone rurali al mercato del lavoro, ostacola il percorso verso l’uscita da relazioni abusanti.
Diritti riproduttivi.
La parità di genere include anche i diritti riproduttivi, poiché le difficoltà nell’accesso all’interruzione volontaria della gravidanza, alla contraccezione e all’accesso al parto sicuro, compromettono la capacità delle donne di gestire la propria sessualità e la propria riproduzione, rispetto agli uomini. Tali ostacoli, infatti, violano un diritto alla salute che riguarda esclusivamente le donne.
Nel Nuorese la situazione è complessa per l’alto numero di ginecologi e altro personale medico obiettore di coscienza. All’ospedale San Francesco di Nuoro nel 2021, il 82% dei ginecologi e il 28% degli anestesisti erano obiettori di coscienza. Il presidio di Nostra Signora della Mercede di Lanusei, l’ospedale ha continuato a offrire il servizio IVG, con una percentuale di obiettori inferiore.
L’accesso all’aborto in Sardegna è complicato a causa della sua condizione di isola, il che costringe le donne a rivolgersi a cliniche al di fuori della regione, aumentando costi e difficoltà. I disagi sono maggiori per le donne che vivono nel territorio di Nuoro, per le distanze territoriali, dall’arretratezza dei trasporti e la distanza dei consultori da molti paesi rurali. Inoltre le donne che scelgono “la vita” non sono sempre supportate, a causa della chiusura di punti nascita e la difficoltà di scelta nelle modalità del parto.
Ciò costringe le donne, anche quelle con gravidanze a rischio, a fare dei viaggi, spesso anche lunghi, a causa delle enormi distanze e infrastrutture stradali carenti. Inoltre, nella provincia di Nuoro non ci sono centri di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) e le coppie sono costrette a migrare in altre province per avere dei figli. La Sardegna è tra le tante regioni dove la contraccezione non è gratuita e la distanza dei consultori da molte realtà nel Nuorese porta le donne, anche giovanissime, ad aver difficoltà nell’accesso dei contraccettivi moderni.
Maternità nel Nuorese.
Il Nuorese è fanalino di coda in Italia per numero di nascite a livello nazionale, con solo 0,99 figli per donna, si è posizionata al 103º posto su 104 province. Anche a Nuoro, le donne tendono a posticipare la gravidanza a causa della carenza del welfare. Con un’età media di 33 anni al momento della nascita del primo figlio, le mamme sarde risultano essere le più anziane d’Italia.
Le lavoratrici della provincia non sono particolarmente supportate, ancora costrette a scegliere tra maternità e impiego, a causa della carenza di asili nidi e scuole materne in tantissimi comuni del Nuorese. Se Nuoro è virtuosa e supera la media europea, con 82,1 posti per ogni 100 bambini residenti tra 0 e 2 anni, nel 2022, non lo sono la maggior parte dei comuni. Ci sono parecchi paesi in Ogliastra e Barbagia che non dispongono di asili nido. Sono numerosi i paesi, come, ad esempio, Bitti, Orgosolo, Baunei, Mamoiada. Altrettanti sono quelli con posti limitati, come Macomer, dove sono solo 16,9 ogni 100 bambini residenti fino ai 2 anni. Questo pone la provincia di Nuoro molto in ritardo rispetto al Nord Sardegna e il Cagliaritano, con una situazione più simile a quella del Sud Italia.
Va detto che la partecipazione femminile al mercato del lavoro è favorita anche dall’aumento dei servizi per la prima infanzia, non solo dal superamento degli stereotipi di genere. Se l’occupazione femminile a Nuoro supera la media italiana è anche grazie alla copertura degli asili nido. La prima citata Lodè, ad esempio, che ha un tasso occupazionale femminile del solo 49%, non dispone di asili nido.
La provincia di Nuoro ha il primato nazionale delle mamme single. Sono il 14% del totale e spesso sono più a rischio povertà rispetto agli uomini nelle stesse condizioni, che sono meno numerosi come nuclei monoparentali con figli a carico. Questo perché, come detto, per le madri è più difficile accedere al mercato del lavoro o perché spesso sono una categoria di lavoratrici maggiormente sottocupate.
Come detto, il miglioramento dell’empowerment femminile è fondamentale anche per superare la dipendenza economica dai partner e/o famigliari, che spesso porta le donne a non denunciare le violenze. Nonostante i miglioramenti, soprattutto nel mercato del lavoro, il cammino per la parità di genere a Nuoro è ancora lungo, a causa di una cultura patriarcale e dell’isolamento che vivono numerosi comuni dell’entroterra, lontani da servizi essenziali come ospedali, asili nido, centri antiviolenza, istituzioni e posti di lavoro.