La restituzione dei reperti alla Repubblica peruviana.
Restituiti alla Repubblica peruviana quattro beni culturali che erano stati rinvenuti nel territorio del nuorese. L’indagine che ha consentito il recupero del cantaro e dell’olla in ceramica è stata condotta dai carabinieri del Nucleo TPC di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica capitolina, che, a seguito di una segnalazione anonima, hanno sequestrato 19 reperti di presumibile interesse storico-archeologico, risalenti alle civiltà precolombiane e/o preispaniche. I beni erano custoditi presso i locali di un convento romano.
Con la collaborazione dei funzionari del museo preistorico etnografico “Luigi Pigorini” di Roma e, successivamente, degli archeologi della peruviana direzione generale di Difesa del patrimonio culturale del ministero della Cultura, è stato accertato che, dei 19 reperti archeologici sequestrati, solo due erano indiscutibilmente autentici e ascrivibili al periodo “intermedio tardo” (1000 d.C. – 1476 d.C.), provenienti dalle culture delle coste settentrionali e centrali del Perù. I funzionari del ministero della Cultura peruviano hanno richiesto la restituzione dei due beni archeologici in quanto pertinenti al patrimonio culturale dello Stato.
Il 24 ottobre 2019 era stato emesso il relativo decreto di dissequestro e restituzione dei due beni autentici alle Autorità peruviane, mentre i restanti 17, considerati non autentici, sono stati affidati al museo preistorico etnografico “Luigi Pigorini” di Roma. Nel dicembre del 2017, i carabinieri del Nucleo TPC di Cagliari, insieme ai colleghi della compagnia di Tonara, nel contesto di attività mirate di contrasto agli scavi clandestini commessi nelle aree archeologiche del territorio sardo e al commercio illecito di reperti archeologici, hanno eseguito un decreto di perquisizione, emesso dalla Procura della Repubblica di Oristano, nell’ambito di un procedimento penale nei confronti di una persona della provincia di Nuoro. In questa occasione è stato sequestrato un centinaio di reperti archeologici appartenenti a diverse civiltà, tra cui un’anfora peruviana di stile precolombiano della cultura Pativilca, databile tra il 200 d.C. e il 900 d.C.
Gli accertamenti successivi, svolti anche d’intesa con il ministero della Cultura peruviano, hanno confermato l’autenticità del reperto archeologico, di cui lo Stato, tramite la rappresentanza diplomatica, ha richiesto la restituzione. L’autorità giudiziaria ha quindi disposto il dissequestro e la restituzione del bene in favore dell’Ambasciata della Repubblica del Perù a Roma. Nel febbraio del 2015 un’anfora fittile è stata individuata e sottoposta a sequestro dai Carabinieri del Nucleo TPC di Palermo a seguito di una perquisizione nei confronti di un indagato nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Demetra”, finalizzata a individuare un’associazione per delinquere dedita al traffico illecito internazionale di beni archeologici provenienti da scavi clandestini in Sicilia. L’indagine è stata coordinata dalla Procura della Repubblica – D.D.A. di Caltanissetta con il decisivo supporto di EUROJUST ed EUROPOL.
Gli esami tecnici effettuati dal personale del Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma ne hanno attestato l’autenticità e la riconducibilità alla cultura Chancay (1000-1300 d.C.) della costa centrale del Perù. Il 25 novembre 2015 è stato richiesto l’expertise al Ministero della Cultura peruviano, pervenuto l’11 maggio 2016 con relativa rivendicazione da parte dello Stato sudamericano. Nel novembre del 2019, la Procura della Repubblica ha richiesto e ottenuto l’expertise sul bene e la formale rivendicazione da parte delle autorità peruviane, disponendone così il dissequestro e la restituzione in favore della rappresentanza diplomatica peruviana.